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Gli antri più profondi dell'anima

  • Dott.ssa Valentina Capuano
Gli antri più profondi dell'anima

Orizzonti piatti, alberi a fronde larghe. Campi aridi e cieli azzurri. Profondi. Infiniti. E quella terra rossa, così primitiva e calda, luminosa, suggestiva. Quella terra che un po’ la odi, perché ti penetra nelle narici, nella gola e non ti fa respirare. Ti copre i vestiti, ti sporca le mani, ti annebbia gli occhi. T’invade. Ti aggredisce. Con semplicità e prepotenza. E così, con semplicità e prepotenza, ti scopri travolto e coinvolto nel mondo Africano, con la sua vita che pulsa, che canta e che ti risuona, con la sua eco, negli antri più profondi dell’anima.

Venticinque ore di viaggio, 7.050 km dividono Pavia a Mazabuka. Ma se chiudo gli occhi, se li chiudo ora, posso sentire ancora il profumo della canna da zucchero che brucia nelle campagne lontane e lo schiamazzo dei bambini, centinaia di bambini, checorrono e giocano ai bordi delle strade, e seppur soli, sorridono e sembrano felici. “MUZUNGU” ti gridano quando ti incontrano. “Uomo bianco” significa.

E ridono, dio mio come ridono, esplorandoti con gli occhi e con quelle mani curiose, scoprendo sorpresi le diversità. Mazabuka è una cittadina che si trova nel Sud dello Zambia, uno dei 49 paesi più poveri al mondo, colpito dal flagello dell’HIV, di cui è affetto il 16% della popolazione. Mazabuka rappresenta un buono spaccato della società zambiana, almeno così ci racconta Padre Maurizio Canclini, il missionario che ha dato vita al progetto.

In questa cittadina troviamo infatti quartieri ricchi, aree decorose, ma anche bidonville. La Comunità “The Good Samarithan” ospita ragazzi di strada, giovani perlopiù soli, rifugiatisi nell’alcool e nelle droghe e costretti a condizioni di vita disperate.

Sembra strano pensare che, laddove miseria e fame fanno da padroni, possano esserci alcolismo e tossicodipendenza. Ma, mentre il costo della vita si alza, quello dell’alcool e delle droghe crolla vertiginosamente. E puoi bere e fumare per non sentire la fame, e nemmeno le lacrime.

La casa si trova di fronte ad Apollo Compound, uno dei quartieri poveri, ma dignitosi, della città. Ospita i ragazzi più grandi, alcuni dei quali, finito il “percorso” di crescita, hanno scelto di dare continuità al cammino che hanno fatto, fermandosi ad aiutare la Missione, studiando all’Università e lottando, con la passione e la fede, per dare vita ad un mondo migliore. “Tullie tullie” gridava Don Maurizio, “Si mangia”, significa nella lingua Tonga. E ci si radunava tutti come una grande famiglia per la cena, chiacchierando davanti ad un piatto caldo e trascorrendo la serata insieme, bevendo the, e parlando della giornata di lavoro, delle diversità e del senso della vita. Morgan, il “vice” responsabile del progetto, venuto in Italia lo scorso anno per un’esperienza presso la Comunità di Casa Madre, ci raccontava quello che la Missione faceva e fa ogni giorno per aiutare le persone in difficoltà, spesso osteggiati dalla cultura remissiva e rinunciataria e della corrotta politica locale.

Poi ci sono le “Arche”: casette, simili a baracche, costruite ad Apollo Compound. Esse ospitano 78 ragazzi e bambini, due dei quali, gli “Zii”, hanno una funzione educativa e aiutano i più giovani nei problemi di vita quotidiana. Ma i progetti della St. Bhakita Association non si fermano qui.
C’è la Panetteria della comunità, principale attività redditizia del progetto, la Farm, appena avviata e poi c’è la Scuola, dove alcuni di noi hanno trascorso la maggior parte delle giornate. La struttura accoglie oltre 700 bambini dai 6 ai 18 anni circa che si radunano ogni giorno per diventare uomini di cultura con delle possibilità e un futuro. Questi bambini, tra i più sfortunati del paese, a scuola possono studiare, imparare, giocare, lavarsi e mangiare. Almeno una volta al giorno. Perché a casa, di sicuro, da mangiare non ce n’è.

Quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno” diceva Madre Teresa. Ed è vero. Ciò che la Missione ha creato a Mazabuka è un piccolo progetto di aiuto, piccolo di fronte alla vastità dell’arretratezza, delle incertezze e delle disgrazie che vive lo Zambia e l’Africa in generale. Però è un punto di partenza.

I 700 bambini che vengono aiutati oggi, possono diventare coloro che aiuteranno domani. E seppur l’esperienza in Zambia sia stata solo un piccolo assaggio di quella realtà, sento nel profondo del cuore che ha dato il via ad uno spirito nuovo, un cambiamento che non può che riflettersi in ciò in cui si crede e vive ogni giorno. E noi tutti, uomini del ricco mondo occidentale, non possiamo che farci toccare e interrogare dai volti che abbiamo incontrato e dalle mani tese che abbiamo sfiorato. Perché l’Africa o la odi o la ami.

Lei, con la sua musica primordiale e il suo contatto animale. Lei, terra della pelle nera e dei denti che brillano, lei che di barriere non ne ha, e ti lascia inerme con la sua complessa semplicità. Lei, che visceralmente ti emoziona. E, come la più affascinante delle creature, ti seduce e ti appassiona. Lei, che ti rapisce e con violenza ti colpisce. Ma, come disse un Padre Missionario, con uno schiaffo che vale davvero la pena di prendere.

Tualumba (Grazie in lingua tonga)


Dott.ssa Valentina Capuano
Psicologa Psicoterapeuta - Pavia (PV)


*Articolo pubblicato sul giornale “Camminare nella luce”, periodico della Comunità Casa del Giovane di Pavia - Dicembre 2009


Dott.ssa Valentina Capuano Psicologa Psicoterapeuta
Pavia (PV)

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Iscritta all’Albo degli Psicologi della Lombardia n. 14783
Laurea in Psicologia Clinica Università degli Studi di Pavia
P.I. 02470120185

 

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